VERSO UNA CERTIFICAZIONE SOCIALE ED AMBIENTALE DEI FIORI
I primi passi di Fiori e Diritti in Italia potrebbero far credere che la denuncia delle ingiustizie sociali e ambientali nella produzione dei fiori non sia mai uscita dal ristretto ambito di coloro che ci lavorano.
Così non è se si guarda alla storia delle organizzazioni olandesi (www.bothends.org , www.olaa.nl), tedesche (www.fian.de), nordamericane (www.usleap.org) attive da anni – in collaborazione con organizzazioni africane e latino americane - nella Campagna Internazionale sulla produzione di Fiori.
Grazie a loro si sono realizzate le prime campagne di pressione sulle imprese e le prime iniziative di sensibilizzazione ai consumatori.
Conseguenza diretta, la “fioritura” – è il caso di dirlo – di numerosi marchi di certificazione o schemi di condotta che non hanno facilitato né i produttori – spesso costretti a pagare costi di certificazione per diverse ispezioni molto simili tra loro, né le organizzazioni internazionali e i sindacati costretti a monitorare situazioni non coerenti tra loro.
Codici di condotta promossi dai produttori, quali ad esempio KFC e FPEAK in Kenya, ZEGA in Zambia, UFEA in Uganda, Floverde in Colombia rischiano ovviamente di valere solo come strumenti di marketing , o certificazioni come Eurepgap e MPS rischiano di limitarsi a garanzie qualitative che rispondono più all’esigenza del commerciante europeo che non ad un’etica della produzione e del consumo che accomuna il bracciante e del consumatore.
Un discorso a parte merita il marchio FLO del commercio equo e solidale ( in Italia Transfair-Fair Trade) che applica i criteri ormai ben riconosciuti dal fair trade internazionale nei settori del caffè o del cacao anche ad un settore floricolo, malgrado si tratti di un ambito produttivo connotato da un’assenza di piccoli produttori svantaggiati e dalla presenza invece di aziende con 1000 o più dipendenti, e senza trovare una risposta alle attese dei piccoli produttori locali italiani che hanno perso clienti che hanno optato per il prodotto equosolidale. In Germania e in Austria è anche promossa la certificazione FLP, il Flower Label Program, primo label ad utilizzare come proprio riferimento all’ICC, il Codice di Condotta Internazionale dei Fiori che si spera serva ad una utile omogeneizzazione futura.
In questa direzione procede speditamente in Olanda (con iniziative in altri Paesi europei quali la Germania, la Svezia, la Gran Bretagna) il progetto FFP http://www.fairflowersfairplants.com che tende ad accorpare in un’unica certificazione tutti gli schemi disponibili a modificare i propri parametri con rispetto ai criteri dell’ICC.