L'impatto della produzione di fiori nei Paesi del Sud del Mondo ha gravi implicazioni ambientali e socioeconomici.
PROBLEMATICHE AMBIENTALI
Utilizzo di prodotti chimici : la produzione di fiori necessita di circa 80 passaggi chimici dal trattamento del suolo all'impacchettamento del prodotto. La contaminazione ambientale (in special modo dell'acqua) si riflette sulla salute degli abitanti delle comunità locali e in frequenti infermità e malattie che si sono sviluppate soprattutto nelle ultime decadi. Per rendere un terreno adatto alla floricoltura è necessario regolarne il PH, applicando fertilizzanti e disinfestanti. Quando gli agenti utilizzati sono di provenienza chimica c'è il rischio che, col passare del tempo, questi producano la “salinizzazione” del suolo, rendendolo inadatto all'agricoltura. L'inquinamento dell'aria avviene sia a causa dei processi di fumigazione sia per la combustione dei residui di produzione, che liberano gli elementi chimici utilizzati nella produzione.Infine, le grandi quantità d'acqua di cui la floricoltura necessita spesso sono utilizzate a discapito delle comunità e dei centri abitati.
PRODUZIONE DI FIORI E PROBLEMATICHE SOCIO-ECONOMICHE
Le donne
La dimensione dell'impiego femminile supera abbondantemente il 60% del totale degli addetti, visto che il settore si presenta come una delle poche opzioni di impiego per le donne.
Questo fatto si ripercuote sulla vita sociale delle comunità, dato il ruolo fondamentale svolto dalle donne nell'educazione dei figli e dalla funzione aggregativa della famiglia.
La donna, inoltre, è maggiormente esposta dell'uomo alle violazioni dei propri diritti.
La disciplina a tutela dei diritti della donna in caso di gravidanza è sistematicamente ignorata e violata.
I casi di molestie sessuali all'interno delle piantagioni riguardano, in alcuni Paesi, più del 50% delle lavoratrici.
Si registrano casi di violazione dei diritti delle donne durante il periodo della gravidanza; in alcuni casi la gravidanza, a causa delle pesanti mansioni a cui vengono obbligate, si conclude nell'aborto. Spesso, è negata la retribuzione durante il periodo di maternità. In altri casi la gravidanza è causa di licenziamento.
Lavoro minorile
Come altri settori, la floricoltura non è esente dallo sfruttamento del lavoro minorile. Secondo una ricerca dell'ILO il 20% dei lavoratori delle piantagioni ecuadoriane sono bambini.
Diritti sindacali
Instabilità del lavoro, salari iniqui, mancato riconoscimento del lavoro extra, del diritto al riposo settimanale, alle vacanze pagate, licenziamento senza giusta causa sono alcuni degli aspetti che caratterizzano la floricoltura nel Sud del Mondo. La libertà di associazione e di organizzazione sindacale rimangono diritti garantiti solo sulla carta, basti pensare che delle circa 400 compagnie attive nella floricoltura in Ecuador solo tre possono vantare l'esistenza di un sindacato interno.
È prassi che le imprese si rivolgano, per l'assunzione dei propri lavoratori, a aziende esterne, eliminando di fatto il legame diretto e di conseguenza la responsabilità nei confronti dei lavoratori.
Questa situazione rende impossibile l'organizzazione di battaglie per il miglioramento delle condizioni di lavoro, anche su questioni di primaria importanza come l'utilizzo di protezioni adeguate contro gli effetti degli agenti chimici utilizzati nei campi, che sempre più spesso danno origine a malattie professionali per le cui cure i lavoratori e le lavoratrici non hanno copertura.
La paga media è sempre inferiore al fabbisogno medio mensile della famiglia. In Ecuador è di 145 USD, in Colombia 165 USD, in Kenya è di 28 USD, in Tanzania è di 39 USD (fonte FLP – Germany).
L'impatto sulla salute
Un numero sempre crescente di lavoratori e lavoratrici sono colpiti da malattie causate dal lavoro in piantagione: emicrania, vertigini, nausea, diarrea, eruzioni cutanee o svenimenti, tremito della mano e visione vaga, problemi riproduttivi , morte al parto e difetti alla nascita tra i bambini, riduzione della fertilità nelle donne e negli uomini, danni genetici.
Un giorno nella vita di un lavoratore delle piantagioni di fiori
(da www.usleap.org)
In bassa stagione i lavoratori nelle piantagioni lavorano regolarmente circa 50 ore a settimana.
In alta stagione la settimana lavorativa è spesso di 70/80 ore. Gli uomini riferiscono di svegliarsi intorno alle 5 del mattino; per le donne la sveglia è spesso prima, alle 3 del mattino circa, in modo da terminare le faccende domestiche, dare da mangiare ai bambini e prepararli per la scuola prima del lavoro.
L’autobus arriva tra le 5 e le 5 e mezza. Una volta giunti alla piantagione tutti indossano le divise da lavoro e devono aver occupato ognuno la propria postazione quando la campanella suona alle 6 e un quarto. Il processo successivo alla raccolta, quello nel quale cioè i fiori sono raggruppati per qualità e colore, impiega solo donne, mentre nella coltivazione e nei processi d’imballaggio sono impiegati soprattutto uomini.
Il numero di ore lavorative giornaliere dipende dal reparto di impiego, ma un lavoratore tipo, nel corso della bassa stagione, lavora dalle 6 e un quarto del mattino alle 3 del pomeriggio, dal lunedì al venerdì, e dalle 6 e un quarto all’una del pomeriggio il sabato. Sono concessi 30 minuti per il pranzo e almeno una pausa di 15 minuti.
Durante l’alta stagione gli operai riferiscono di lavorare 14 o 15 ore al giorno, iniziando alle 6 un quarto e spesso rimanendo al lavoro fino alle 10 o 11 della sera. A fine giornata i lavoratori tornano alle loro case con gli autobus, e tutto ricomincia il giorno seguente.